SMALTI SU TERRACOTTA
DESCRIZIONE DELLA TECNICA
Una tecnica molto particolare che permette, con l'utilizzo di smalti ceramici impastati con acqua e arginati da un sottile tratto di manganese, di ottenere, dopo la cottura che avviene a temperature di circa 940 °C, splendide zone colorate dall’effetto a rilievo.
La tecnica della cuerda seca fu introdotta in Spagna dagli arabi nel XV secolo, sebbene furono poi i vasai ed i piastrellisti di Siviglia, che lo adottarono nel XV
Il decoro anticamente aveva forme semplici, a causa della oggettiva difficoltà a “disegnare” con lo spago (vedi nota storica), e un numero assai limitato di colori.
La tecnica della Cuerda sfrutta la proprietà dell'ossido di manganese per arginare gli smalti stanniferi , bianchi o colorati o la vetrina piombifera, evitando che questi si spandano in cottura. Si lavora sul grezzo o biscotto e gli oggetti possono in seguito essere decorati a secondo fuoco cuerda seca - smalti su grès. Come in precedenza accennato, i colori (smalti ceramici in polvere accuratamente impastati con acqua) sono arginati da un limite di manganese, la cuerda seca appunto, che dopo la cottura incornicerà le zone colorate dando luogo a splendidi disegni geometrici o figurativi dal forte effetto rilievo. I motivi ornamentali sono creati con disegni a forme chiuse delineate da un tratto spesso che separa le aree di colore, con un effetto che ricorda le vetrate Tiffany o quei dipinti su seta ottenuti con il metodo della gutta. Nella tecnica poi, c'è poi una magia del colore che affascina in modo diverso ognuno di noi e che sprigiona reazioni dissimili, ed energie dal ritmo di volta in volta diverso. Per un'artista poi, ancor più, il colore è mezzo espressivo e strumento di lavoro.
NOTA STORICA
NOTA STORICA
Questa tecnica di smaltatura a pennello fu inventata dagli Arabi i quali, dopo l'invasione della Spagna, cercarono di imitare la tecnica dell’”alicatado” dei mosaici tradizionali formati da migliaia di pietre di colore diverso e impossibile da trasportare oltre mare. Questa forma espressiva, ancora praticata nel Nord Africa, è molto complicata e richiede tempo e manodopera esperta. Si tratta di rompere con l’uso di tenaglie (chiamate in spagnolo “alicates”) lastre di ceramica in tinta unita cercando di ottenere tessere di mosaico di forme e dimensioni uguali che composte in pannelli vengono poi montate sui muri. Questa tecnica è stata usata anche dal grande architetto catalano Gaudì per decorare l’esterno dei suoi edifici, usando però cocci irregolari di maiolica. La tecnica della “cuerda seca” fu un modo per semplificare la decorazione mantenendo però i motivi degli alicatados.
In Persia, una copia di piastrella, frammento di un più ampio pannello, databile all’epoca safavide (1501-1732), testimonia l’ampio impiego, durante questa epoca, delle decorazioni ceramiche per abbellimento delle sontuose residenze dei principi.
Nei palazzi di Isfahan (capitale del regno safavide dal 1559) le piastrelle in cuerda seca formavano in generale dei quadri i cui disegni venivano probabilmente forniti da pittori di corte. Esempi di felici risultati dell’applicazione della “nuova” tecnica risalenti a quell’epoca sono osservabili al Museo d’Arte Orientale. In queste prime opere è manifestata la maestria tecnica raggiunta nella difficile cottura di queste ceramiche che, eccezionalmente per quei tempi, arrivano a contenere fino a sette colori.
Nei palazzi di Isfahan (capitale del regno safavide dal 1559) le piastrelle in cuerda seca formavano in generale dei quadri i cui disegni venivano probabilmente forniti da pittori di corte. Esempi di felici risultati dell’applicazione della “nuova” tecnica risalenti a quell’epoca sono osservabili al Museo d’Arte Orientale. In queste prime opere è manifestata la maestria tecnica raggiunta nella difficile cottura di queste ceramiche che, eccezionalmente per quei tempi, arrivano a contenere fino a sette colori.
Anticamente la tecnica della “cuerda seca” consisteva nel tracciare il disegno con una corda impregnata di pece, che bruciando durante la seconda cottura, lasciava un solco nero intorno alle varie zone di colore, mentre gli smalti e la vetrina vetrificavano, rimanendo separati da quelle sottili strisce lasciate dalla sostanza organica arsa. Alcuni esempi di queste mattonelle, purtroppo in cattivo stato, si possono ancora vedere nelle scale del palazzo Doria in piazza S.Matteo a Genova, mentre a Lucca questo tipo di ceramica è rappresentato da un unico esemplare che decorava la facciata di S. Michele di Castello, databile all`XI secolo e proveniente dalla Spagna meridionale.
Oggi al posto della corda si usa un amalgama metallico composto da piombo, rame e manganese, più pratico da gestire, che permette di ottenere disegni più elaborati. Si è arricchita anche la gamma di tonalità degli smalti e delle cristalline. Dai decori dalle forme essenziali e dai pochi colori delle tradizionali piastrelle delle origini, si è così arrivati alla produzione di interi murales, con scene anche molto complesse, che non hanno perso tuttavia il fascino naif del leggendario passato da cui derivano.
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