LA PITTURA SULLA PORCELLANA
CON LA TECNICA DEL
“TERZO FUOCO” O “PICCOLO FUOCO”
Introduzione
La sensibilità individuale al colore è una delle prime reazioni che, da bambini, ci collegano al mondo circostante.
Il colore è, in fondo, il filo conduttore che ci prende per mano da piccoli e che ci accompagna per tutta la vita. E' così che si parla di colore preferito da ciascuno di noi, e che nascono e crescono teorie sui colori capaci di influenzare positivamente o negativamente la psiche.
Al colore fanno attenzione gli architetti nel costruire o riadattare ambienti e gli psicanalisti quando vogliono spiegare i sogni profondi d'ognuno.
E poi c'è una magia del colore che affascina in modo diverso ognuno di noi e che sprigiona nel profondo della nostra personalità reazioni dissimili, ed energie dal ritmo di volta in volta diverso. Per un artista poi, ancor più, il colore è mezzo espressivo e strumento di lavoro.
Sulla porcellana, dalla composizione lucida e traslucente, il colore si rafforza e allo stesso tempo contrasta con lo sfondo e con gli altri colori e subisce inoltre il processo di cottura; è quindi importante conoscere bene resa e modo d'impiego di tutte le tonalità al fine di ottenere esattamente il risultato sperato.
Esistono colori primari (giallo, blu, rosso) che si usano puri, oppure per creare infinite altre tonalità mescolandoli tra loro sfumandoli uno nell'altro.
E' importante ricordare però che in pittura su porcellana spesso non tutti i colori, se miscelati con altri, cotti conservano la stessa intensità, anzi, ve ne sono alcuni che si sbiadiscono molto se erroneamente miscelati.
Qualora vogliate usare colori di diverse marche abbiate l’accortezza di fare una prova e cuocere la porcellana di prova mescolando le medesime tinte che desiderate poi utilizzare per il lavoro definitivo.
La tecnica
La prima Porcellana, materiale particolare e segreto di origine cinese (è un composto ottenuto con un impasto di caolino, feldspati e quarzo), fu fabbricata e prodotta durante la dinastia Sui (581-617 d.C.), e in seguito si diffuse largamente in tutta Europa. Qui la tecnica si è notevolmente trasformata, subendo consistenti impulsi innovativi e raggiungendo altissimi livelli di perfezione e raffinatezza, ma senza mai scoprire completamente alcuni dei segreti più antichi di questa forma d’arte.
La pittura a terzo fuoco o piccolo fuoco è una cottura a bassa temperatura (fra i 700 e gli 800 °C) perché i colori usati sono più fusibili di quelli di altre tecniche.
Si realizza con una terza cottura (dopo la biscottatura e la vetrinatura dell'oggetto) ed è sorta nel Settecento come complemento per ritoccare ed in alcuni casi anche per decorare su smalto già cotto. Nel Novecento si è diffusa enormemente soprattutto a livello dilettantesco, poiché si è trovato conveniente acquistare manufatti industriali porcellanati o maiolicati già pronti, sulla cui superficie si può direttamente decorare.
I colori da terzo fuoco sono facilmente reperibili in qualsiasi colorificio. Gli ingredienti sono pigmenti colorati che vengono stemperati accuratamente con essenza grassa (il cui compito è quello di farla aderire alla smaltatura dell'oggetto) e essenza di lavanda o trementina per diluirne la consistenza.
La pittura e la decorazione su porcellana chiamata "Terzo fuoco" consiste nell'utilizzo di colori in polvere, a base di ossidi e fondenti in proporzioni variabili a secondo del tipo di colore che vengono amalgamati e resi fluidi con l'aggiunta di essenza grassa e trementina o, altro medium in base al tipo di tecnica utilizzata.
Dopo che il pezzo è stato decorato (con pennello, pennino e tampone) viene cotto in forno ad una temperatura compresa tra 750 e 800° C, è questa la terza volta che l'oggetto dalla sua creazione va in forno ecco perchè viene detto "terzo fuoco".
La pittura al terzo fuoco è così chiamata perché l'oggetto su cui si dipinge è già invetriato e sottoposto a due precedenti cotture: la prima per essiccamento, la seconda per smaltarli e la terza appunto, per decorarli.
I colori utilizzati sono in polvere e impastati con diverse sostanze, a seconda della tecnica.
Tutte le fasi di pittura, impasto, decoro e cottura sono delicate e solo un buon equilibrio tra esse permette di ottenere quei risultati soddisfacenti.
Questo termine era inizialmente destinato a descrivere un ciclo termico condotto a una temperatura massima non superiore a 800°C. La definizione di terzo fuoco era originata dal fatto che gli oggetti ceramici avevano già subito una prima cottura del corpo ceramico e una seconda cottura dello strato di smalto. Il terzo fuoco era destinato, quindi, alla cottura delle decorazioni finali nella produzione di vasellame, stoviglie e, più recentemente, delle piastrelle ceramiche.
Il terzo fuoco è l’ultima fase che determina la finitura dell’oggetto cotto in precedenza: dopo la smaltatura o la cristallinatura l’oggetto si può decorare e ricuocere (III fuoco).
Tale tecnica consiste nell'utilizzo di colori in polvere di origine minerale che vengono amalgamati e resi fluidi con l'aggiunta di essenza di olio molle (vaselina e olio di garofano) o altre essenze specifiche.
Con l'alta temperatura i minerali contenuti nei colori si fondono e penetrano nel rivestimento vetroso della porcellana (chiamato "cristallina") rendendo così la decorazione permanente e resistente.
Tecnica americana: decorazione dell’oggetto con l’uso dei pennelli e del “dito mignolo”. Quest’ultimo è il miglior strumento per sfumare e armonizzare il colore.
Tecnica del pennino: ricalco del soggetto e definizione del medesimo con il colore steso a pennino, uso dei vari tipi di oro (zecchino, lucido, platino).
Tecnica delle finte pietre: rifacimento delle varie pietre (marmi, malachite, lapislazzuli, radica), con l’uso di spugnette, scroller, etc.
Tecnica classica: rifacimento degli antichi oggetti dell’800 su disegni Meissen; con uso degli spolverini e pennelli.
Consigli utili
Il disegno viene abbozzato con una matita grassa apposita con la quale è possibile scrivere sulla porcellana, oppure più semplicemente può essere utilizzata una carta da ricalco o tramite spolvero con grafite su carta da lucido precedentemente forellata lungo tracciati che rappresentano schematicamente il disegno.
Per la tracciatura, per la scrittura, o per il delineo si utilizza il pennino. Il colore impiegato per scrivere con il pennino viene impastato con l’olio da delineo appositamente preparato per avere uno scorrimento omogeneo e regolare con un’asciugatura veloce.
Per gli sfondi e tamponature in genere si diluisce il colore con “medium universale” con l’aggiunta di essenza di lavanda.
L’essenza di lavanda è ottima anche come diluente per l’oro ed i colori rosa e viola, contenenti una certa percentuale di oro.
Per la pulizia dei pennini, dei pennelli e gli strumenti utilizzati si fa uso delle essenze di agrumi, trementina, ecc…
Copiare non è un esercizio fine a se stesso, bensì una buona scuola: solo dopo aver imparato dai grandi maestri del passato si può pensare di creare qualcosa ex novo.
BUON LAVORO A TUTTI